The Darkness Official Website
The Darkness Permission To Land Cover
Artist: The Darkness
Location: England
Line-up:

Justin Hawkins ( vocals, guitar, synthesizer), Dan Hawkins ( guitar), Frankie Poullain ( Bass), Ed Graham ( Drums)

Album: Permission To Land
Label & Pubblication Year: Atlantic, 2003
Tracklist: Black Shuck / Get your hands off my woman / Growing on me / I believe in a thing called love / Love is only a feeling / Givin' up / Stuck in a rut 8. Friday night / Love o the Rocks with no Ice / Holding my own.
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" Tra due mesi la gente parlerà più dei Darkness che dei Radiohead", così si vocifera nel Regno Unito, e noi ce auguriamo di cuore. Nella patria di questi quattro ragazzi innamorati del rock anni 70 non si fa altro che parlare di Justin Hawkins e compagni, addirittura il premier Tony Blair si è dichiarato un loro fan. Insomma, sembra che ci sia un ritorno a quel rock colorato, molto glamour, figlio degli anni 70 e i Darkness sono indubbiamente i profeti di questo atteso come back. "Permission to land" è un bell'album, a mio avviso niente di così spettacolare che ci faccia gridare al miracolo, ma comunque fa sempre piacere all'alba del 2004 sentire ancora quei riffs orecchiabili, quegli assoli ammiccanti e quei ritornelli pop piacevoli e rassicuranti imprescindibilmente legati alla tradizione glam rock inglese. I video sono divertenti e i Darkness on stage allestiscono un vero show come non se ne erano più visti da parecchi anni a questa parte. Basta leggere i titoli delle songs per tirare un sospiro di sollievo: niente canzoni impegnate, niente problemi esistenziali. Si parla di venerdì sera, di togliere le mani dalla graziosa ragazza di turno, dell'amore relegato al proprio stato di puro sentimento. Hawkins spara acuti con quel falsetto metallico che oramai costituisce un indelebile marchio di fabbrica e non nasconde la sua passione per i Queen ed i Led Zeppelin. Il tutto viene sorretto da un'attitude colorata, irriverente, glamour e soprattutto ironica: basta dare una sbirciata al video di "Believe in a thing called love" per rendersene immediatamente conto. Un album indubbiamente da ascoltare ma da non prendere troppo sul serio. Insomma, divertiamoci con i falsetti di Hawkins, ma ricordiamo che gli anni 70 erano tutta un'altra cosa. Parola di una patetica nostalgica.

Recensione Realizzata da Olivia Balzar.

Vote: 7,5