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Bang Sugar Bang Greatest Hits Cover
Artist: Bang Sugar Bang
Location: Los Angeles, U.S.A.
Line-up:

Cooper (vocals,bass), Matt Southwell (guitars, vocals), Pawley Filth (drums)

Album: Greatest Hits
Label & Pubblication Year: War Room Records, 2003
Tracklist: Punk rock holiday / Explosion / Let you down / Paul Edward / The posh kids / She’s so up / I scream / Velveteen / Beautiful grit / Happy / Super cool / Punk rock holiday (Radio edit)
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I Bang Sugar Bang, provenienti da Hollywood, si presentano alla nostra attenzione con una dozzina di songs dal songwriting decisamente maturo e complesso, raccolte su questo debut album nuovo di zecca, dall’inusuale titolo “Greatest hits”, edito per la loro personale etichetta War Room Records. Prevalentemente siamo di fronte all’incrocio di melodie pop-punk provenienti dalla lezione impartita da bands di fine 70’s quali Buzzcocks ed X con l’energia caotica e post-moderna imposta a metà degli 80’s dai geniali Pixies. I Bang Sugar Bang dimostrano, in secondo luogo, di avere ingerito e riletto influenze più vaste, derivanti principalmente da Velvet Underground, Damned e Bowie. La front-girl e bassista Cooper (Ex-She Hounds, Soronity Cruise Missiles), co-fondatrice assieme a John Arakaki (Silver Needle) del “Kiss or Kill Club”, si pone alla nostra attenzione con una timbrica non troppo distante da quella della “sacerdotessa punk” Exene Cervenka (X) con interpretazioni che miscelano parti armoniose e seducenti con sprazzi di pura alienazione. Grande supporto gli viene offerto dal guitar work e dalle vocals di Matt Southwell (Ex-Coloring Book, Leather David’s all sausage Orchestra). Pawley Filth (Ex-Jimmy Hoffa experience) completa la line up risultando efficace grazie al suo drumming preciso ed affilato. Il party può cominciare con la furiosa ed anthemica “Punk Rock Holiday”, sorretta da chorus facilmente memorizzabili e conclusa con tanto di citazione ai Sex Pistols di “Anarchy in the U.K.”. La componente più alternativa e schizoide di scuola Pixies viene suggellata con la successiva “Explosion”. Versi dal mood lisergico e rallentato sui quali Cooper stende linee vocali ipnotiche e sensuali vengono improvvisamente lacerati dall’irruenza elettrica e dalle veloci ritmiche del refrain. Una specie di rilettura dalle melodie power pop dell’ossessiva “Tame”, tratta dai Pixies del capitolo “Doolittle”, targato 1989. “Let you down” poggia su delle ritmiche sculettanti che potrebbero richiamare alla mente il glam patinato 80’s dei Poison. Matt Southwell prende in mano le redini della situazione, impegnandosi nel ruolo di lead vocalist, dimostrandosi abile singer di razza. La sua voce dalle timbriche calde si miscela durante i chorus con quella della bella Cooper creando un mood conturbante non troppo distante dalle soluzioni melodiche adottate dagli X. “Paul Edward” e “The Posh Kids”, seguite dalle più rilassate “She’s so up” ed “I scream”, non ammettono cali di tensione. Un incredibile magnetismo avvolge ed unisce parti evocative, introspettive, rabbiose sempre sorrette da melodie incisive e vincenti. “Velveteen” fonde i Rolling Stones d’annata con il primo David Bowie, mentre “Beautiful grit” ritorna a vagare attorno ai Pixies, fra la teatrale prestazione di Cooper ed un tiratissimo refrain che sfuma in evoluzioni lisergiche e spaziali. “Happy” è una ballata elettrica capace di attualizzare in maniera egregia l’insegnamento dei seminali Velvet Underground, mentre “Super cool”, come preannunciato dallo stesso titolo, è un’altra veloce hit pronta a farci agitare e cantare incessantemente tramite i suoi brevi e cori catchy di facile presa. “Greatest hits”: non un altisonante titolo fuori luogo, ma solamente la promessa mantenuta di una band rodata e pronta all’ascesa fra le starz!

Recensione Realizzata da Bruno Rossi.

Vote: 8